considerazioni semiserie di un conducente di bus ...


29 agosto 2011

basta che lo sappia Lei



Per il ciclo, i curiosi voli mentali degli utenti ...

Oggi, mi si avvicina una tipa giovane e mi dice:
"la macchinetta non timbra"
(già, quelle brutte cattivone che non vogliono mai svolgere quella funzione per cui sono state installate ...)

La invito a riprovare ma nulla, suono critico dell'ob e sguardo scocciato di lei della serie:
"ecco visto ?
non ti fidavi, eccoti servito !"
peccato che in un attimo, 2 avventori in fila indiana, marchino senza problemi il proprio ticket, sotto il mio sguardo compiaciuto che osserva dallo specchietto.
La tipa frigge e poi, prima di andarsi a sedere sibila:
"il mio non va e l'importante è che lo sappia lei"

Ma cosa cambia poi ?
per quanto ne so io, visto che non ti conosco e probabilmente mai ti rivedrò, potresti essertelo stampato in cantina
(della serie: ecco una delle 1000 motivazioni per cui potrebbe non funzionare ... che come abbiamo visto è un problema solo TUO)
le ho fatto pure leggere il messaggio di errore sul display che ha confermato trattavasi di biglietto difettoso ma evidentemente secondo lei
"non erano problemi suoi".
Ok, passi, ma in un paese normale, la persona sarebbe scesa, o se restava, avrebbe sborsato quell'euro e 50 per mettersi in regola, perchè fino a prova contraria, difettosità o no, la corsa si deve pur sempre pagare.

In questo paese invece ...
basta che lo veda l'autista che non funziona e tutto passa in cavalleria ?
(prova a vedere se al ristorante, ti lasciano andare via senza pagare, se ti si è smagnetizzata la carta di credito e non hai dietro del contante ...
ma su un bus, ogni evento è sempre valido ...
pur di non pagare)

5 commenti:

Cassandra ha detto...

Si mettono d'accordo queste vigliacche. O non timbrano, o sbagliano orario.
Noi passeggeri ci aspettiamo un sorriso largo e un autista che scende dal posto - siete sempre in alto - e miracolosamente la ripara.
Poi c'è anche un tacitarsi la coscienza.
Però accidenti, provare con un altro biglietto era troppo?

fuckkkkkkkkkkkk ha detto...

Fuori dalle vetrate c'è il Giappone tecnologico ed elettronico, quello dei computer, dei robot. Il Giappone noto e ammirato nel mondo sfavilla di luci, ma l'uomo che mi sta davanti è come l'altra faccia della luna. Una faccia del Giappone che spesso si dimentica. Dietro la sua apparenza di apertura e modernità, dietro la sua pretesa di essere un paese industrializzato come gli altri, anzi migliore degli altri, il Giappone resta, nell'anima, un paese ottuso e feudale, e gli yakuza sono uno dei tanti esempi di questa contraddizione.


P.S: scusa per il nick ma il mio account google ha questo nome XD

fuckkkkkkkkkkkk ha detto...

"Vi auguro un buon soggiorno in Giappone, ma voglio avvertirvi che voi non ci capirete mai" ripete di anno in anno un professore dell'università di Kyoto dando il benvenuto agli studenti stranieri che arrivano per studiare il Giappone.

The roads to Sata, un bellissimo libro, scritto da un giovane inglese, Alan Booth, che a piedi si è fatto quasi tremila chilometri di Giappone, si conclude con una tipica conversazione dell'autore con un vecchio sull'isola di Hokkaido. Quando il giapponese gli spiega che non gli serve a niente viaggiare per il paese, conoscere la lingua e parlare con la gente, l'inglese gli chiede allora che cosa debba fare. "Niente, niente. Voi il Giappone non lo capirete mai!"

fuckkkkkkkkkkkk ha detto...

Le sue parole mi arrivano fra il brusio di un'elegante folla serale e le note di Chopin strimpellate su un pianoforte nell'atrio. Fuori delle grandi vetrate c'è il Giappone tecnologico, elettronico, quello dei computer, dei robot. Il Giappone noto e ammirato nel mondo sfavilla di luci, ma l'uomo che mi sta davanti è come l'altra faccia della luna. Una faccia del Giappone che spesso si dimentica. Dietro la sua apparenza di apertura e modernità, dietro la sua pretesa di essere un Paese industrializzato come gli altri, anzi migliore degli altri, il Giappone resta, nell'anima, un Paese ottuso e feudale e gli "yakuza" sono uno dei tanti esempi di questa contraddizione.

fuckkkkkkkkkkkk ha detto...

I tadeschi hanno fatto i conti con la loro storia, i governi giapponesi no:



Il contenuto stesso dell'educazione non lascia alcuna scelta all'individuo. Il ministero della Pubblica Istruzione decide quel che deve essere insegnato. I libri di testo passano una severissima censura e lo studente giapponese, che può leggersi a volontà i fumetti sadomasochisti che inondano il mercato, non riuscirà a trovare, fra i libri che gli passano per le mani a scuola, uno che gli dia una versione obiettiva, per esempio, della seconda guerra mondiale, uno che usi la parola «invasione» per l'avanzata giapponese in Cina e nel Sud-Est asiatico, uno che parli delle atrocità commesse dall'esercito imperiale giapponese in quei Paesi. Generazione dopo generazione crescono così senza avere la minima idea della recente storia del loro Paese e delle relazioni che questo ha avuto con il resto dell'Asia, dove il Giappone è ancora visto con notevole sospetto.