considerazioni semiserie di un conducente di bus ...


10 settembre 2010

riflessioni


Ieri sera una giovane ragazza è morta in un incidente, tristemente banale come ne capitano tanti ...
Lei in scooter, la macchina contromano che fa una manovra azzardata, l'impatto, il dramma, il conducente che in seguito, viene trovato con valori di alcool nel sangue al di sopra della norma.
Non fanno ormai notizia certi eventi seppur tragici, non fosse che stavolta c'è un elemento che non può che fare riflettere.
Il conducente era un poliziotto non in servizio.
Ora, senza demonizzare nessuno, viene da chiedersi quando e se sarà mai possibile rispettare le regole in questo paese se, neppure chi ha il compito di farle rispettare, è impeccabile nell'applicarle alla vita di tutti i giorni.

Ce lo diciamo da tempo su questo blog cercando, se possibile, di riderci su (finchè va tutto bene ...), però ogni giorno si aggiungono nuovi capitoli e la ripetizione dei soliti luoghi comuni è ormai ossessiva ...

Quello che ti taglia la strada ...

Quello che passa con il rosso ...
Quello che parla al cellulare ...
Quello che non segnala la svolta ...
Quello che frena senza motivo ...
Quello che attraversa senza guardare ...
Quello che va troppo veloce ...

Ma di solito solo gli autisti di bus vengono notati e additati per le manovre scorrette ...
Tutti gli altri (ormai troppi !) stanno pericolosamente passando in silenzio quasi si fosse costretti a tollerarli e ad accettarli ...

Di seguito ho pensato di postarvi l'intervista al padre, una persona che con tanta calma e la giusta lucidità, ha commentato il fatto.
Mi ha colpito molto il suo pensiero, non credo riuscirei ad essere come lui, per questo lo ammiro molto e spero che leggendo le sue parole in tanti trovino spunti per riflettere.

"Le ha tagliato la strada per arrivare prima mia figlia è morta per quei pochi metri"
Lo sfogo del padre di Francesca, vittima dell'incidente sui viali
di ALESSANDRO CORI (da Repubblica del 10/09/10)

"Portare rancore è inutile. Io infatti non odio quell'uomo, ma non devo e non posso perdonarlo. Chi ha ucciso mia figlia ha il suo fardello, come io ora ho il mio.
È lui che dovrà perdonarsi, in qualche modo, per ciò che ha fatto".
Carlo Mazzilli, il papà di Francesca, pesa ogni frase, ogni singola parola.
La rabbia che si può provare dopo la morte, così assurda, di un figlio, a soli 26 anni, sembra non sfiorarlo. Ma c'è.
Mentre parla riesce anche a trovare il modo di provare felicità per qualcuno che non conosce. "Gli organi espiantati a Francesca serviranno a sette o otto persone. Sta andando tutto bene, mi dicono i medici, e oggi pomeriggio ho saputo che un rene di mia figlia è stato trapiantato ad una ragazza che era in fin di vita. Ha la sua stessa età.
È una grandissima soddisfazione, una parte di Francesca vivrà in lei".

L'uomo che guidava la Citroen Xara è un ispettore della Polaria. Un poliziotto.
Lui per primo dovrebbe conoscere le regole, la legge, oltre che farla applicare.
L'altra sera, mentre era al volante, il tasso di alcol nel suo sangue era superiore al limite consentito dalla legge. "Che fosse un agente di polizia non cambia niente. Lui o un altro era la stessa identica cosa, non aumenta certo la mia rabbia. Il vero problema è che in Italia, a Bologna, ovunque qui da noi, le regole non le rispetta nessuno e tantomeno l'ha fatto lui.
Non si può neanche dire che fosse ubriaco, perché con quel valore capisci ciò che fai.
Lui ha cercato di accorciare la sua strada e ha fatto una manovra azzardata.
Tutto qui, sembra poco, ma mia figlia è morta per quel poco".

Il motivo, l'unico, per cui secondo Carlo si è abbattuta una tragedia simile sulla sua famiglia è proprio la mancanza di rispetto. "Purtroppo è un optional, per tutti.
Vicino al luogo dell'incidente c'è addirittura una caserma dei carabinieri e la Questura, ma tutto ciò non ha impedito a quel poliziotto di comportarsi male".
I colleghi dell'agente della polizia aeroportuale descrivono un uomo distrutto, un padre che sa di aver fatto una cosa gravissima e vorrebbe incontrare la famiglia della ragazza di cui ha causato la morte, per chiedere perdono.
Ora, però, non è il momento. È troppo presto.
Carlo vuole solo l'abbraccio di sua moglie, dell'altra sua figlia e del fratello gemello di Francesca. "In alcuni frangenti ancora non riesco a credere che lei non c'è più, eppure domani (oggi, ndr) andrò a riconoscere il corpo di mia figlia per la seconda volta. Non so ancora quando potrò celebrare il funerale. Devo aspettare.
Incontrarlo, parlare con quell'uomo, non è utile, né necessario. A cosa servirebbe?
Lo so che non voleva ucciderla ma l'ha fatto". Prima di attaccare il telefono Carlo sospira, mentre dietro di lui si sente qualcuno che piange.

1 commenti:

S ha detto...

SIGH :( tristissimo...